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FEATURE

FEMMINILITÀ, FOLCLORE E IL SENTIRSI A CASA

BY INÈS LEFEBVRE DU PREY
TRANSLATION BY CATERINA BIONDI

Una passeggiata con BLUEM attraverso il suo paesaggio musicale, esperienziale e artistico.

Dove vivi e lavori al momento? Qual’è il posto che chiami casa?

Ho vissuto a Londra per quasi 9 anni a questo punto, abbastanza per poterla chiamare casa. Ma nei confronti di Londra ho gli stessi sentimenti che a volte provo per la Sardegna. Sono cresciuta in Sardegna, ci ho vissuto fino ai 18 anni, ma quando ci torno - anche se è il luogo dove sono le mie radici e la mia casa - sento che molte cose non mi rispecchiano più. D’altra parte, Londra è il posto dove ho costruito la mia vita adulta e amo molte cose di questa città - ma allo stesso tempo qui manca parte di chi sono, le mie radici. Probabilmente è per questo che viaggio così tanto - per trovare quella parte mancante. Sto scoprendo che non esiste un posto perfetto.

I generi che produci sono diversi, ci sono elementi di pop, hyperpop, reggaeton, musica elettronica - come definiresti il tuo stile?

Quando mi chiedono della mia musica, dico sempre che è ‘alternative pop’. Le persone capiscono questo termine, è facilmente digeribile e ci sono effettivamente elementi pop nella mia musica. Ma ‘alternative’ è il mio modo di fare cenno a tutte le altre cose che includo. 

 

Quando faccio musica non penso al genere, cerco di non incasellarmi. Trovo affascinante come alcune possano rientrare in un solo genere e riuscirci molto bene nel loro stile - è bello, ma non è mai stato il mio caso. Mi incuriosiscono diversi tipi di musica e non riesco mai a ritrovarmi in un solo spazio musicale. Assimilo sound che provengono da diversi contesti e questi finiscono poi nella mia pratica. 

Quindi presumibilmente puoi vedere una connessione chiara tra la musica che ascolti e la musica che produci in un determinato periodo di tempo? 

Decisamente. Il mio lavoro precedente è molto diverso dal mio progetto attuale esattamente per questo motivo. Anche se spero che tutto ciò che mi influenza da fuori si amalgami insieme in qualche modo. Un stile e delle sensazioni che siano consistentemente BLUEM. 

 

Al momento sto ascoltando più musica elettronica e musica con arrangiamenti molto ricchi, quindi dove il mio progetto precedente era molto minimal e incentrato sulla mia voce, nel mio lavoro attuale sono stata più creativa con la produzione e gli arrangiamenti - mi sto divertendo! Un esempio è Piano Song, tributo alla scena musicale del Regno Unito, dove ho aggiunto elementi drum and bass. È stata una sfida per me, provare qualcosa di nuovo in questo modo. Volevo anche fonderla con qualcosa di molto diverso, quindi l’hook vira sul reggaeton. Mi piace molto cambiare da un genere all’altro in una canzone in questo modo. 

Come si riflette questo mix musicale nel tuo processo creativo? Quando crei la tue canzoni hai un procedura standard o questa varia da canzone a canzone?

Dipende molto dalla canzone. A volte viene fuori un hook che suona molto bene e sembra un’idea molto consistente. Avviene nei momenti più inaspettati, tipo quando sto pulendo o sono sulla metro. Lo registro o prendo un appunto come posso e parto a creare da lì - questo però è un processo molto complicato!

 

Se invece non ho ancora un’idea, comincio o con un sample che mi piace o una sonorità interessante. A volte parto suonando la chitarra, che è stato il mio primo strumento. Recentemente ho anche comprato un sintetizzatore, visto che soffro a guardare lo schermo tutto il tempo e volevo trovare un modo di creare evitando di farlo. Per molti brani del nuovo album ho cominciato dalla parte cantata, anche se magari quando finivo la canzone quella parte era sparita - lo faccio spesso, trovo un punto di partenza e comincio a sperimentare finché non suona bene.

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Top, Skirt and Belt - Paloma Wool

Parliamo del tuo album in uscita, nou. Qual’è lo spettro di emozioni che presenta e quali tue esperienze personali lo hanno influenzato?

nou ha una connessione molto forte con la mia femminilità e come mi sento in quanto donna nell vita e nell’industria musicale nello specifico. Ho messo molta energia nel mio ultimo album, ho messo molto di me stessa e molte vicende personali. Ho finito di produrlo con un amico molto stretto e, quando l’album è uscito, avevo l’impressione che nessuno volesse accettare il fatto che era il mio sound e non il suo. Pensavano che l’avesse creato lui. È sempre così - se una donna e un uomo lavorano insieme in un progetto musicale, le persone presumono che la maggior parte del lavoro sia dell’uomo. 

 

Il mio amico in realtà è una delle persone più dolci che io conosca e non ha mai provato una volta a prevaricarmi - mi chiama persino ‘la dittatrice’ perché non lascio mai che le idee delle altre persone penetrino nella mia musica e ho una visione molto chiara di quello che voglio fare. Ma, in ogni caso, è successo, e lui ha cominciato a ricevere richieste per produrre i lavori di altre persone - persone che si erano appassionate al mio progetto sono andate direttamente da lui. Inizialmente ho pensato che fosse normale, per poi renedermi conto di quanto fosse invece sbagliato, quanto ‘tossico’ fosse che non una singola persona si fosse rivolta a me. 

 

Questa esperienza ha fatto riemergere le mie insicurezze riguardo all’essere una donna in questa industria. Sono molto timida e ho sempre pensato che produrre musica non fosse una cosa da donne, nonostante mi interessasse farlo. Quando ero più giovane non c’era praticamente nessuna rappresentazione o esempio di donna nel settore, specialmente in Sardegna! Anche adesso che sono arrivata al punto di produrre la maggior parte dei miei lavori, e lo sto facendo da tempo, ancora mi preoccupo di non essere abbastanza. So che ho le idee e le abilità pratiche, ma è difficile disfarsi della voce nella propria testa che ti dice che non puoi farlo bene al pari degli uomini. 

 

Proprio per questo all’inizio volevo lavorare da sola su nou - volevo dimostrare che potevo fare tutto da sola. Sono andata in Sardegna, in un posto molto isolato dove vado ogni estate. Dopo un po’ ho cominciato a frustrarmi e ho realizzato quanto fosse stupido aspettarmi di poter crescere e sviluppare il mio lavoro stando isolata solo per provare qualcosa. Ho cominciato ad aprirmi di nuovo a collaborazioni usandole a mio favore. Ho provato a creare un team molto bilanciato di uomini e donne che lavorano in sintonia cercando di dimostrare che è possibile lavorare insieme in modo rispettoso e senza conflitti. 

 

Per tornare alla tua domanda, molto di quello che ho detto è nell’album. Ho dedicato molte canzoni a personaggi femminili, per esempio la traccia iniziale è dedicata a Creusa di Corinto, uccisa da Medea nella tragedia greca. Parla di vendetta, donne che lottano con altre donne, ma anche solidarietà femminile. Ho anche giocato con il folclore sardo - ce n’è uno in particolare riguardo a le Janas, piccole donne che di notte escono allo scoperto nelle città e puniscono chi cerca di rubare il loro oro regalandolo alle persone amabili e gentili. Ho sempre pensato che questo fosse un buon esempio di come sono le donne sarde e i sardi in generale. Ci mettiamo del tempo a fidarci delle persone, ma siamo molto generosi con chi se l’è guadagnato. Se ci tradisci - stai attento! L’idea di vendetta e ribellione ha radici forti in Sardegna. 

 

Molte delle storie dalla mitologia greca e il folclore sardo a cui faccio riferimento sono così belle! Amo tutti gli esempi di donne che si ribellano contro lo status quo - lo trovo assurdo perché sono tutte cose di mille anni fa, ma ancora così rilevanti. Le cose che proviamo ora sono le stesse di mille anni fa. La tradizione sarda e la Sardegna in generale mi sono sempre d’ispirazione - è un posto pazzesco, cosa che ho cercato di ricreare nei visual del mio album con la copertina rosso scuro, la presenza della campagna, il modo in cui tutto accade nelle ore di buio - questo è come ricordo il posto da dove vengo. Ci sono questi sentimenti antichi che mi rispecchiano molto, specialmente ora e negli ultimi due anni. L’album è un mix di questi, con la mia realtà del momento e la mia esperienza personale - è tutto strettamente connesso alle esperienze di vita e l’essere donna. 

 

La mitologia greca ha delle storie magnifiche e ha soprattutto dei meravigliosi personaggi femminili - specialmente quelli pazzi e ribelli. Sono spesso più interessanti dei personaggi dei personaggi maschili e hanno trame secondarie più interessanti. Anche nelle storie femminili tragiche c’è sempre una bellezza che non si trova nei personaggi maschili e nelle loro storie.

Riguardo alla lingua e la tua esperienza come artista bilingue. Trovi che cantare in italiano e cantare in inglese sia molto diverso? Pensi che sia marcata la differenza nel far passare il tuo messaggio in una o nell’altra lingua?

Certamente. L’italiano è la lingua con cui sono cresciuta, quindi quando canto in italiano mi sento molto più esposta. È la lingua che parlano le persone con cui sono cresciuta, di conseguenza quando canto in italiano non si abbassa il muro tra me e e loro. È un’idioma stupendo, ma ci ho messo un po’ a riuscire a scriverci canzoni. Quando ho cominciato scrivevo in inglese, e non essendo la mia prima lingua all’inizio rendeva più facile la scrittura perché avevo meno parole in mente. La scelta più ristretta faceva sì che il testo venisse insieme più facilmente, era come una piccola scatola che potevo muovere con facilità. 

 

L’italiano è più irto per me. Che parole dovrei usare? Chi sono quando canto in italiano? Alla fine ho trovato il modo di usarlo ed è diventato molto naturale. Ora prendo da entrambe le lingue nelle mie canzoni. L’italiano è molto utile in alcune circostanze. Trovo che ci sia qualcosa di molto romantico in alcune parole di questa lingua, quindi quando voglio dire qualcosa di specifico, l’italiano funziona meglio. L’inglese è più diretto - se vuoi dire qualcosa di semplice, suona sempre meglio in inglese. A volte sto cercando un modo di far passare un concetto ma le parole italiane per esprimerlo sono troppo lunghe per farlo entrare nella canzone, quindi è utile usare l’inglese per far calzare il suono. Sono molto contenta di poter usare entrambe le lingue nella mia musica perché ne posso fare usi diversi all’interno delle canzoni. 

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Skirt and Belt - Paloma Wool

Hai qualche idea di dove vuoi andare nel futuro: Italia o Inghilterra? E quali sono i tuoi piani per il futuro in generale?

Ora come ora non ho idea di dove voglio andare - onestamente questa è la domanda più difficile per me. Quando ho creato il mio primo progetto, che andò molto bene in Italia, ho avuto l’opportunità di tornare a vivere lì. In quel momento della mia vita era difficile vivere a Londra: stavo lavorando a tempo pieno in una galleria fotografica a Soho, mentre facevo musica ed ero in tour. A volte volavo in italia per un concerto, tornavo indietro la sera e la mattina dopo dovevo andare diretta alla galleria - veramente stremante!

 

Per mia esperienza l’industria musicale italiana è molto diversa dal mio modo di fare musica. Potrei parlarne all’infinito, ma cercherò di spiegare - è come se anche le persone che fanno musica in Italia non ci credessero, in parte perché non c’è nè soldi nè supporto. Tutti hanno buone idee, ma sono allo stesso tempo frustrati perché non possono vivere di musica. Non dico che sia più facile in Inghilterra, ma generalmente qui l’industria musicale è più comunitaria. In Italia sembra che tutti siano gli uni contro gli altri, non consciamente, ma semplicemente perché tutti stanno cercando di tirare avanti e nessuno riesce a raggiungere l’obiettivo che desidera. Se mi trasferissi lì ho paura che mi farei influenzare da questo stato d’animo. 

 

Inoltre penso sia importante aggiungere che se tornassi in Italia non sarebbe come tornare a casa - non ho mai vissuto realmente nel continente italiano. La Sardegna è un’isola, diversa dal punto di vista culturale. In Sardegna non parliamo di essere italiani, parliamo di andare in Italia come se andassimo ‘sulla terraferma’. La sentiamo molto lontana. Trasferirmi in Italia sarebbe stato come cambiare di nuovo paese, quindi quando ne ho avuto l’opportunità, non l’ho fatto.

 

Non scrivo musica esclusivamente per un pubblico italiano anche se molta della mia musica è in questa lingua. Ho scelto l’italiano perché lo so usare, ma non ho mai voluto entrare nell’industria musicale del mio paese. La mia speranza è che la mia musica superi le barriere linguistiche e che possa piacere e colpire le persone ovunque esse siano. Questo è il motivo per cui ho lasciato Londra e sto ancora cercando di capire alcune cose. Idealmente vorrei raggiungere più ascoltatori e che la mia musica raggiungesse più persone, non facendo successo in un solo paese ma raggiungendo un maggior numero di persone in posti diversi così da poter essere un po’ più libera. Vorrei semplicemente fare musica e vorrei farla senza avere la pressione da un paese o da un altro.

Hai menzionato precedentemente che quando eri piccola eri timida. È difficile per te esibirti dal vivo o è qualcosa che ti diverte?

È molto difficile! Sono molto ansiosa a riguardo, specialmente prima di andare sul palco. A volte mi sento quasi come se stessi per vomitare, mi sento male dalla testa ai piedi. Quando riesco a non cadere vittima delle mie insicurezze sul palco, quando mi scordo di dover fare tutto perfetto e che c’è un pubblico di fronte a me, allora lo amo. Il senso di liberazione che ho dopo una performance è incredibile. 

 

Cerco di creare uno show che non è incentrato solo su di me e l’ascoltare il mio album. È più una narrazione - nello scorso tour ho usato registrazioni di persone che parlavano di com’è vivere in Sardegna. Ho apparati visivi e cerco di renderlo immersivo - così che quando le persone vengono a vedermi entrano in uno spazio che ho curato. Voglio che sia un’esperienza unica. Questo mi aiuta ad alleviare un po’ la tensione e a rilassarmi. Se non ci fosse questa parte mi immobilizzerei e so che non riuscirei più a connettermi con quello che canto e pratico. 

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Top, Skirt and Belt - Paloma Wool

Sembri avere un senso molto forte del tuo mondo visivo e musicale, quindi mi posso immaginare che le performance siano un’esperienza completa per le persone. 

Decisamente. Al liceo dovevo decidere tra fare fotografia e musica, ero molto appassionata di entrambe. Anche tuttora le metto sullo stesso piano quando sto facendo un progetto - le immagini sono veramente utili quando si vuole raccontare una storia, perché non usarle?

 

Lavorare alla galleria di fotografia mi ha aiutato molto perché ho scoperto moltissimi fotografi con cui poi ho lavorato. Mi sono resa conto di quanto lavoro c’è nella fotografia e dei modi diversi di esprimere qualcosa attraverso le foto. È un piacere coinvolgere fotografi nei miei progetti, specialmente perché ho sempre un’idea chiara di quello che voglio dal punto di vista visivo. Quando lavoro su un album comincio avendo un’idea riguardo all’immaginario e quelle idee influenzano poi il suono. Una volta ho persino fatto le foto per un progetto prima di aver finito la parte musicale e ho notato come le fotografie influenzassero la direzione che prendevo musicalmente. La parte visiva e il suono diventano una cosa sola, un pacchetto da indirizzare alle persone.

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Jumper and Bow - Paloma Wool 

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Skirt- Seungyun Cho and Shoes - Pleiades

Ultima domanda - so che hai cominciato a praticare pole dance e mi chiedevo se questo avesse avuto un impatto sulla tua musica? Ti senti più conscia della fisicità della tua musica?

La pole dance ha decisamente cambiato la percezione che ho della musica. Al momento ho persino uno show per una radio in Milano che parla della connessione tra il corpo e la musica e come sento questa connessione grazie a questa pratica. C’è quasi un genere ‘pole’ - canzoni che sono fatte appositamente per il movimento, canzoni che ti fanno venire voglia di muoverti. Questa sensazione è rimasta con me e ha influenzato il mio modo di fare musica.

 

È buffo, la pole dance è un modo in cui mi esprimo e sentire la musica in qualche modo è molto diverso dal fare la musica. Trovo molto difficile muovermi naturalmente quando sono sul palco mentre quando faccio pole dance posso esprimermi liberamente con il mio corpo. È così contraddittorio -  a volte la musica di altre persone mi permette di liberarmi e riesco a seguirla con il mio corpo, mentre invece la mia stessa musica mi immobilizza!

 

A parte questo, penso che la pole dance mi abbia insegnato una lezione di disciplina perché è uno sport molto duro. Mi ha insegnato ad essere paziente, lavorare duro per ottenere qualcosa e anche a prendermi dei rischi. Puoi cadere e farti molto male, ma lo fai perché devi. 

Interview edited for length and clarity.

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Dress- Seungyun Cho and Shoes - Pleiades

04 XPULENT | FEATURE, MAY 16, 2023

CREDITS

Photographs by Ben Bradish-Ellames
Creative Director by Naia Imaz
Styled By Mia Caplan
Interview by Ines Lefebvre du Prey
MUA: Azusa Matsumori
Hair by Raahat Peshwaria
Image Editing and Retouching: Elisabetta Esercizio
Shoot Location: London, UK


A Les Mirabilia Production

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